Ritornato in Italia, Innocenzo II si insedia a Pisa, dove riunisce, nel maggio-giugno 1135, un concilio che raduna la maggior parte dei vescovi dell’Italia settentrionale e centrale, ma anche secolari francesi che, come gli arcivescovi di Sens e di Reims, avevano partecipato al concilio di Troyes del 1129. Lo scisma di Anacleto è condannato; san Bernardo, che è presente, evidentemente è intervenuto in tal senso, ma è riuscito anche a convincere il papa e i prelati italiani ad appoggiare i templari. Innocenzo II stabilisce l’elenco di festività e digiuni che i templari dovranno osservare: sono i primi due capoversi dell’ordine, distinti dalla regola. Il papa si impegna inoltre a versare annualmente un marco d’oro per sostenere l’azione del Tempio, mentre i vescovi si impegnavano con un marco d’argento ciascuno. Il ripristino dell’autorità di Innocenzo II sui seggi scismatici di Milano e Piacenza apre la via a un insediamento stabile del Tempio in queste città, a Milano a partire dal 1135. Nel 1139 è lo stesso Innocenzo II che, con la bolla Omne datum optimum, concede al Tempio i suoi primi e più importanti privilegi. Non dimentichiamo questa frase: «è Dio stesso che vi ha costituiti difensori della chiesa e avversari dei nemici di Cristo».
A. Demurger, I templari. Un ordine cavalleresco cristiano nel medioevo, Garzanti 2006, p. 74

La seconda grande incursione magiara, nel 924, vide gli ungari, guidati da un capo di nome Salardo, comparire all’improvviso sotto le mura di Pavia e cingerla di un regolare assedio, una tecnica assolutamente inusuale per questo popolo. L’assedio fu condotto, però, secondo la tradizione magiara, appiccando il fuoco alla città con il lancio di frecce incendiarie. L’eroica difesa della capitale del regno italico convinse però gli ungari a risparmiare quanto restava della città in cambio del pagamento di un tributo.
Come trattare un gruppo umano di tal fatta? La Chiesa tentò di “sublimare” lo stato del lebbroso e nello stesso tempo di disciplinarne i comportamenti, non solo con l’assistenza religiosa, ma anche con la spinta a professare i voti di castità, povertà e obbedienza analogamente alle persone sane che si prendevano cura di loro, i cosiddetti “conversi”.