COSE CHE HO IMPARATO OGGI – 07

Il mio, personalissimo WTF?! del giorno consiste nella scoperta del fatto che non è necessario che le scuole paritarie abbiano, propriamente, un dirigente scolastico. Un preside, per capirci. Proprio così. Innanzitutto si parla non di dirigente scolastico, ma di coordinatore didattico. E l’impressione è che la legislazione, nel susseguirsi di circolari e note esplicative dal 2000 in poi, si sia fatta sempre più nebulosa e imprecisa, fino a delineare una situazione in cui non solo non è assolutamente necessario che alla guida di una scuola paritaria vi sia un dirigente scolastico, ovvero qualcuno che abbia passato un concorso per dirigenti; ma non è nemmeno strettamente necessario che vi sia un insegnante munito di abilitazione! (E qui il mio WTF?! raggiunge proporzioni mastodontiche, oserei dire siffrediche). Le varie circolari in fondo si limitano a dire che il coordinatore didattico: a) nelle scuole secondarie inferiori e superiori, deve essere provvisto di laurea o di titolo equipollente (abilitazione all’insegnamento: non pervenuta); b) deve avere titoli culturali o professionali non inferiori a quelli previsti per il personale docente (ancora una volta, l’abilitazione non viene espressamente nominata; ma – si dirà – c’è un riferimento esplicito ai “titoli professionali” del docente, no? Vero, ma la vedi quella “o” ? Ah, la diabolicità di quella “o”…); c) deve essere munito di esperienza e competenza didattico-pedagogica adeguata (e qui cascherebbe l’asino; peccato che misuratori di competenza pedagogico-didattica non ne abbiano ancora inventati); d) e comunque abbiamo anche una nota ministeriale che recita testualmente: Precisato che l’espressione “dirigente scolastico”, propria delle scuole statali e conseguente al relativo ordinamento del personale, non determina alcun obbligo di equiparazione nelle scuole paritarie… E quindi. Per carità, una logica c’è: le scuole paritarie hanno come principale referente non tanto il preside, ma il cosiddetto gestore. Per intenderci: stiamo parlando dell’ente ecclesiastico, o della Fondazione, o della famiglia di privati che possiede e gestisce l’istituto. È il gestore ad essere il garante dell’identità culturale e del progetto educativo della scuola, ed è l’unico ad essere ultimamente responsabile della conduzione dell’istituzione scolastica nei confronti dell’Amministrazione e degli utenti. Tuttavia, nel momento in cui le condizioni per il riconoscimento della parità, che per carità non vi sto ad elencare, prevedono nei fatti che l’istituto paritario funzioni in un modo del tutto identico a quello della tradizionale scuola cosiddetta “pubblica” – dagli organi collegiali al Pof, dalle attività di programmazione all’autonomia scolastica, dai millemila progetti alla gestioni minuta e quotidiana delle questioni burocratico-amministrative, dalla gestione dei rapporti coi docenti e con le famiglie all’attenzione alla qualità della didattica -, non si vede come sia possibile per chi non abbia, non dico una qualifica dirigenziale, ma almeno un’abilitazione all’insegnamento ed un minimo – un minimo! – di esperienza scolastica star dietro a tutto questo senza essere un mero pupazzo di gomma. E insomma, boh.

Il grande rottamatore. È il modo in cui Paasilinna, in Piccoli suicidi fra amici, si riferisce a Dio. Unite i puntini e fate voi le battute su Renzi, il renzismo e il parallelo col berlusconismo dell’Unto del Signore, che qui non possiamo pensare a tutto noi.

E già che ci siamo (ma qui non so se è una cosa che ho imparato oggi o un ricordo che viene a galla tra le nebbie dell’Alzheimer incipiente, come si scherzava nei commenti qualche giorno fa, e comunque scusate l’ignoranza politica): la prima Leopolda, quella del 2010, porcoggiuda, ma da chi fu organizzata? Sì, da Renzi, certo, ma insieme a chi? Ricordo che c’era un altro. Civati? Possibile?!

In caso di mobbing, l’onere della prova ai fini dell’accertamento della responsabilità del datore di lavoro spetta al lavoratore. Uhm.

Per Gardner l’intelligenza è multipla, ed è un’abilità: più precisamente, un’abilità con cui risolvere un problema o con cui realizzare un prodotto che ha valore in uno o più contesti culturali. Quest’ultima sottolineatura è bellissima. Essere in grado di trovare l’acqua nel deserto del Kalahari è un’abilità che nel boscimano denota una spiccata intelligenza. Da noi, i 67.000 followers di Gasparri su Twitter o le 100 milioni e rotti di visualizzazioni del Pulcino Pio su YouTube, denotano un’intelligenza spiccata in Gasparri e nell’autore del Pulcino Pio. Stacce. Se non ti piace, è inutile che te la prenda con me, con Gasparri o col Pulcino Pio: se problema c’è, sta in quel che il nostro contesto culturale considera valore.

COSE CHE HO IMPARATO OGGI – 06

I test d’intelligenza vengono tuttora considerati validi. Pensavo che da mo fossero stati ridotti a passatempi estivi o a rubrica di rotocalco o di Cioè, e invece. Per esempio, la quarta e ultima versione del WISC (WISC-IV, Wechsler Intelligence Scale for Children) è del 2003 (introdotta in Italia nel 2012), quella del WAIS (WAIS-IV, Wechsler Adult Intelligence Scale) è del 2008 (in Italia dal 2013). Certo, questi test sono una versione estremamente evoluta, e modificata, dei vecchi testi di Binet e Simon, che passarono attraverso Terman, che divennero scala Stanford-Binet, e che generarono i test Alpha e Beta dei reclutamenti per la prima guerra mondiale che al mercato mio padre comprò. Ma sono comunque roba di un secolo fa, almeno come concezione di fondo. Eppure sembra che l’idea di misurare l’intelligenza di un individuo attraverso domande, test e quiz sia ancora del tutto accettabile. La mia ignoranza si perplime, e constata.

Il burro fa male. E fin qui. Ma la cosa interessante è che ne abbiamo la conferma ufficiale grazie ad una ricerca commissionata dalla Danish Dairy Industry, che di burro ne produce qualche tonnellata. Insomma: la Danish Dairy, un mostro che riunisce 34 produttori, una potenza capace di sottoporre a trasformazione la bellezza di circa 4.9 billion kg milk for high-quality products (!!!), ha pensato bene di sovvenzionare uno studio approfondito sulle qualità del burro, ovviamente allo scopo di incrementarne l’appetibilità, e quindi le vendite: il risultato è stato uno studio pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition in cui si sostiene che even moderate levels of butter consumption could result in higher cholesterol. At the very least, the study showed that butter raises blood cholesterol levels more than alternatives such as olive oil. E insomma, oggi ho imparato che è possibile, che possono esistere ricercatori capaci di fare il proprio lavoro obiettivamente e onestamente, senza sottostare agli interessi di KI LI PAKA!!1!

È da un bel po’ che non vado alla Lidl, e così non ero a conoscenza di quel che descrive La Due Dodici nel suo stato di Feisbuc. Per chi non potesse leggerlo, il fatto è che alcune catene di supermercati (e in Italia la prima è stata proprio Lidl) si sono stancate di subire in silenzio il furto di decine di carrelli ogni mese, con un danno che pare aggirarsi tra gli 80 e i 120 euro a pezzo. Hanno così munito i carrelli di un particolare tipo di ganascia che scatta automaticamente quando il carrello si allontana oltre una certa distanza dall’uscita del supermercato, che so, al di là del limite del parcheggio. E così l’incauto avventore che, più che tentare di fottersi il carrello, è uso utilizzarlo per portarsi la spesa fino a casa, va incontro a inaspettati e repentini schianti contro il maniglione nel momento in cui si trova ad oltrepassare l’invisibile confine. La Due Dodici dice che starebbe tutto il giorno a guardarli. La capisco, e provvederò a recarmi al più presto alla Lidl più vicina per unirmi a questa forma di umarellismo spinto e un po’ bastardo.

Ieri notte sono andato a prendere il ragazzo a Orio al Serio, di ritorno da Valencia. Viaggiare di notte, in piena estate, sul tratto Piacenza – Brescia dell’A21 è quasi come guidare in mezzo a una nevicata sul Pordoi: insetti di tutte le fogge e dimensioni, vorticanti come fiocchi di neve, spuntano di continuo dal nulla intersecando i fasci dei fari e vengono a schiantarsi sul parabrezza, sul cofano, sugli specchietti, dappertutto, al ritmo di centinaia al minuto, o comunque di svariate decinaia. Moscerini, moschini, farfalline, cavallette, locuste, cammelli. Di tutto. Un continuo crepitare e scoppiettare. Ho la macchina conciata come se fossi passato sotto uno stormo di gabbiani dall’intestino debole. Che poi, tra la quantità incredibile di insetti e la fantasmagoria di puzze che si avvertono tra Cremona e Manerbio, credo che i piedi neri del bambino siano proprio l’ultimo dei problemi di Ghedi.